Walt Disney e il suicidio di massa dei lemmings

Se dite Disney pensate a lungometraggi a cartoni animati come Biancaneve, alle storie di Topolino e Paperino, ai film e documentari che hanno deliziato grandi e piccini di tutto il mondo dal 1932.

Ma non tutto è sempre stato roseo come “zio” Walt Disney (il cui lavoro peraltro ammiriamo apertamente, ndr), ha voluto rappresentare, o come sembrerebbe ammirando le centinaia di francobolli dedicati a lui e alle sue creazioni dalle poste di tutto il mondo.

QUEI PICCOLI SPORCHI SEGRETI DI ZIO WALT

Anche la “house of mouse” ha avuto i suoi piccoli sporchi segreti e non stiamo parlando del fatto che lo stesso Walt (definito dal biografo Marc Eliot “il principe nero di Hollywood”) nel dopoguerra fu un informatore per conto del capo del Fbi, il discusso J. Edgar Hoover.

Nemmeno vogliamo parlarvi della leggende urbane che circolano su alcune sue attrazioni abbandonate o persino sullo stesso Walt (come quella che lo vuole ibernato a Disneyland in un sarcofago a -223 gradi dal 1966, anno ufficiale della sua morte, sotto l’attrazione dei Pirati, il Castello della Bella Addormentata o la stata di Disney e Topolino).

UN DOCUMENTARIO MOLTO DISCUSSO

Quello di cui vogliamo parlarvi è “White Wilderness (“Artico Selvaggio”), film girato nel 1958 e vincitore l’anno seguente di un Oscar e di un Orso d’Oro come miglior documentario. Diretto da James Algar, il film mostrava le condizioni di vita animale e vegetale nei paesi facenti parte del Circolo polare artico, giungendo a provare la teoria secondo cui durante le migrazioni i Lemmings si suicidano in massa.

Peccato che la teoria non avesse alcuna base scientifica. Semplicemente Carl Barks, forse il più famoso disegnatore dei “paperi”, nel 1955 aveva realizzato una storia, “Zio Paperone e il ratto del ratto” (“The Lemming with the Locket”) in cui i paperi seguivano fino in Scandinavia un lemming solo per scoprire che per una ragione ignota milioni di questi piccoli roditori si tuffano in mare da una scogliera.

LE BASI SCIENTIFICHE? UNA STORIA DI CARL BARKS

Per provare quello che in realtà non si poteva provare i tecnici della Disney realizzarono un autentico “fake”. Acquistarono centinaia di lemming nel Manitoba e letteralmente li buttarono in acqua dalle scogliere del Bow River, fiume che scorre vicino a Calgary (e non nel Circolo polare artico come viene fatto credere nel filmato).

Non solo: i lemming filmati appartenevano ad una specie che non migra e tanto meno commette suicidi di massa. Il caso venne scoperto peraltro molti decenni dopo la morte di Walt, attraverso il documentario “Cruel Camera” trasmesso dalla televisione canadese Cbc Television nel corso dello show “The Fifth Estate”.

Pure essendo all’epoca legale, l’uccisione di centinaia di poveri animali per poter realizzare un “capolavoro” di falsità appare ai nostri occhi crudele e testimoniava anche allora un’etica molto discutibile. Quella secondo cui non importa la verità, ma la storia che raccontate. Il che forse va bene per fiabe e leggende, meno quando si pretende di fare divulgazione scientifica.