Arthur Conan Doyle e la cripta maledetta dei Chase

Arthur Conan Doyle, il “papà” di Sherlock Holmes, scrisse anche molte storie fantastiche e fu grande appassionato di spiritismo, analizzando alcuni casi celebri.

Doyle oltre che scrivere le avventure di Sherlock Holmes e racconti del mistero  come La Mummia e Il Guardiano del Louvre, piuttosto che Il Mondo Perduto, fu anche autentico appassionato di spiritualismo.

A lui si deve, ad esempio, una Storia dello Spiritualismo, ma anche articoli dedicati a misteri e storie dell’occulto che fecero scalpore durante la sua epoca, come quello della cripta maledetta della famiglia Chase, alle Barbados.

DOYLE, APPASSIONATO DI SPIRITUALISMO

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I Chase, ricchi piantatori e proprietari di schiavi delle Barbados, avevano acquistato nel 1808 una cripta nel cimitero della chiesa anglicana di Christ Church Parish, a Oistins, appartenuta in precedenza alla famiglia Walrond.

Edificata nel 1724 da Elliott Walrond, che vi seppellì la moglie, la cripta fu riaperta nei primi anni del XIX secolo, ma la bara e la salma erano scomparse. Nel 1807 un altro membro della famiglia Walrond, Thomasina Goddard, discese nella cripta, tumulata in una modesta bara di legno.

Quando l’anno successivo la cripta passò ai Chase, questi vi tumularono la piccola Mary Ann Chase, seguita nel 1812 dalla sorella Dorcas Chase (morta suicida, per alcuni a causa della crudeltà del padre). Infine nel 1812 a scendere nella tomba fu Thomas Chase, padre delle due bambine, a sua volta suicida.

Secondo l’esploratore scozzese James Edward Alexander, che per primo parlò della vicenda nel 1833, quando la cripta fu riaperta nel 1812 le bare delle due bambine furono trovate “in uno stato confuso”, ovvero rovesciate a faccia in giù, mentre la bara di Thomasina Goddard era sempre al suo posto.

LA CRIPTA MALEDETTA DELLE BARBADOS

Non furono riscontrati segni d’effrazione così come non se ne trovarono nel 1816 quando la cripta fu riaperta per deporre la bara di un altro parente, il piccolo Samuel Ames.

Questa volta le bare delle due bambine furono trovate scoperchiate, mentre quella del padre, più pesante, fu trovata appoggiata in verticale ad una parete della cripta.

Scena simile si ripetè pochi mesi dopo, quando venne tumulato Samuel Brewster Amos: le bare di padre e figlie erano appoggiate in verticale ad una parete. E ancora: quando nel 1819 la cripta fu nuovamente riaperta per un’altra sepoltura, le bare furono nuovamente trovate “in disordine”.

Per l’occasione il governatore delle Barbados, Lord Combermere, ispezionò di persona la cripta facendo rimettere a posto le bare sotto sua diretta sorveglianza, ma non servì a nulla.

SPIRITI IRREQUIETI NELLA CRIPTA?

Quando un anno dopo, a seguito di alcuni strani rumori uditi provenire dall’interno della cripta, la stessa fu riaperta (non senza aver prima verificato che i sigilli fossero intatti) le bare furono trovate nuovamente in disordine, sempre salvo quella di Thomasina Goddard.

A quel punto Lord Combermere ordinò che le bare della famiglia Chase venissero ritumulate nel cimitero della chiesa, mentre la “cripta maledetta” rimase da allora aperta e abbandonata, senza più alcun ospite.

Cosa poteva essere stato? Negli anni si è pensato a terremoti o alluvioni, ma le ipotesi vennero scartate. Tuttavia va notato che non è certo che la storia, sebbene più volte raccontata dal 1833 a oggi, ogni volta con l’aggiunta di qualche colorito “dettaglio”, abbia un reale fondamento storico.

L’investigatore del paranormale Joe Nickell ritiene anzi che tutta la storia sia stata modellata sin dall’inizio attorno all’allegoria massonica di una “volta segreta” che, secondo alcuni testi massonici, era presente “negli antichi misteri, simbolica della morte, dove si trova la sola Verità Divina”.

SOLO UNA STORIA MASSONICA?

Una prova della teoria di Nickell sarebbe data dal fatto che due degli uomini nominati nella storia della cripta dei Chase erano in realtà “antichi muratori liberi e accettati”, ossia massoni, di alto rango. La storia stessa sarebbe ricca di simboli e frasi che (solo) i massoni avrebbero potuto facilmente riconoscere.

Non fu dello stesso parere Arthur Conand Doyle, il quale in un articolo nel 1919 sostenne che cui si sarebbe trattato di un caso di forze soprannaturali provocate dal suicidio di Thomas e Dorcas Chase: “lo spazio [della cripta durante l’inumazione, ndr] doveva essere affollato di uomini di colore surriscaldati e quando la lastra fu subito ermeticamente sigillata, questi effluvi furono rinchiusi… fornendo una possibile fonte di quel potere materiale che è necessario per ottenere un effetto materiale“.

Doyle suggeriva, in sostanza, che il rancore degli schiavi dei Chase nei confronti dei propri sfruttatori potesse avere generato un’energia negativa tale da produrre i fenomeni descritti. A differenza di Nickell, tuttavia, Doyle non era scettico quando si trattava di paranormale, anzi, e non riusciva a indagare così scrupolosamente e razionalmente come avrebbe fatto il suo celebre detective.