È uno di quei posti che fanno amare Parigi: centinaia di pittori, scultori, fotografi, musicisti hanno trasformato Les Frigos, l’ex edificio dei frigoriferi della carne, in una moderna bohème.
Dall’esterno, la grande costruzione di mattoni con il tetto in ardesia nero, circondato da macerie, gru e camion che vanno e vengono, incute soggezione: assomiglia al castello delle streghe cattive delle favole per bambini.
Ci vuole un po’ di coraggio per attraversare la grande porta che segna il confine tra il mondo reale e quello creativo, libero e idealista: un lungo corridoio senza finestre, illuminato solo dal neon, deserto.
Dentro è tutto un graffito, anche le enormi porte delle celle frigorifere, i grandi tubi, la porta dell’ascensore. Si rimane un po’ storditi dal forte odore delle vernici. Ogni tanto si sentono dei passi rimbombare da lontano, poi appare dal nulla una figura che saluta per poi sparire oltre una di quelle grandi porte di ferro.
Allora senti di poter fare ciò che nel mondo esterno non faresti mai: esiti un momento, poi bussi o suoni il campanello, se riesci a trovarlo, trattieni il respiro e entri nell’affascinante mondo dell’arte. Qui lo puoi fare perché si ha la sensazione che questo posto appartiene a tutti.
Non ci sono due spazi uguali a Les Frigos: qui ce n’è uno tutto rosso, lì uno animato da macchine musicali che si azionano da sole, laggiù delle marionette in legno guardano incuriosite, in fondo al corridoio delle stampelle reggono dei manichini di cartone.
E loro, gli artisti, un manipolo di persone di almeno tre generazioni, tutti dall’ego forte che coabitano come nei villaggi di Asterix: individualisti, idealisti e forsennatamente artisti.
Alcuni giocano a scacchi, altri dipingono, alcuni scolpiscono, altri suonano o danzano.
Oggi Les Frigos è un universo fragile sotto la continua minaccia di possibile distruzione. La zona che, fino a pochi anni fa, era una delle tante periferie della città sta per essere trasformata in quartiere di uffici e residenze.
Per questo antico edificio il futuro è incerto. La storia di Les Frigos inizia negli anni Dieci, quando veniva utilizzato come terminale refrigerato per la carne da trasportare a Les Halles, nel centro di Parigi. La struttura, divisa su diversi piani, conteneva enormi celle frigorifere, teleferiche e rotaie per lo spostamento della merce. Fu dimessa agli inizi degli anni Sessanta, quando fu aperto il nuovo mercato di Rungis.
L’edificio rimase vuoto, preda dei graffitari e vagabondi, finché la SNCF, le ferrovie francesi, non decise, di affittarne una parte. Nel 1985 un’agenzia immobiliare si offrì di rilevare il lotto, altrimenti destinato alla demolizione.
Gli occupanti riuscirono ad ottenere un contratto di affitto e a cominciare una massiccia ristrutturazione.
Ora, l’amministrazione comunale vorrebbe riconvertire il quartiere: per gli artisti che non vogliono, o non hanno il denaro necessario per acquistare il proprio atelier, non ci sarebbe più posto.
Ne parliamo con Paella, un pittore un po’ fatalista, che divide uno spazio di 200 metri quadri con altri tre pittori da otto anni. Le cose in un modo o nell’altro cambieranno, sia se l’edificio sarà demolito sia se sarà acquistato dal comune che lo dovrà ristrutturare. Sno francesi, abituati ai cambiamenti, attaccati alle idee più che alle cose materiali.
Les Frigos si trova a tre chilometri da Notre dame, all’altezza del ponte di Tolbiac.