Vacanze in Thailandia: Guida completa

Un po di storia

Indice dei Contenuti

La Thailandia, conosciuta fino al 1939 come Siam, affonda le sue radici addirittura nella preistoria; infatti, risulta che la valle del Maekhong e l’altopiano del Khorat erano già abitati ben 10.000 anni fa da un popolo molto evoluto tanto da far pensare che questa zona sia stata il punto di origine delle varie etnie asiatiche.
Dopo un lungo periodo di migrazioni, di suddivisioni e di brevi regni, tra il VII ed i XIII secolo d.C. l’intera regione venne riunita sotto l’influenza del regno khmer di Angkor fino a quando la coalizione dei principi Thai non riuscì a respingere i Khmer nell’attuale Cambogia dando vita al periodo Sukhothai (1238 d.C.).

Questo fu un periodo d’oro, fatto confermato tutt’oggi anche dai resti delle splendide costruzioni, che consentì un enorme sviluppo economico e sociale che continuò anche durante il periodo Lanna (XIV secolo).
Dal XV secolo ebbe inizio il periodo di Ayuthaya dove l’economia fiorì ulteriormente grazie ai contatti con gli europei.
Portoghesi, Olandesi, Inglesi, Danesi e Francesi fecero la loro comparsa nel Siam tra gli anni 1605 e 1662; proprio in questo periodo venne coniato il termine farang, tutt’ora in uso per indicare uno straniero, dalla abbreviazione del termine farangset che significa “francese”.
Nel 1782 andò al potere Chao Phaya Chakri con il titolo di Rama I che portò definitivamente la capitale a Bangkok.

La Thailandia moderna e progredita iniziò con Rama IV, il Re Mongkut del film “Anna and the King”, che aprì in tutto lo stato scuole moderne ed in linea con gli standard occcidentali dell’epoca e strinse numerosi accordi commerciali con i partners occidentali. Ma la vera svolta ebbe luogo con l’ascesa al trono di suo figlio Rama V Chulalongkorn che regnò dal 1868 al 1910. Educato secondo la scuola europea, continuò la via riformista intrapresa dal padre abolendo la schiavitù, istituendo un nuovo codice legale, costruendo strade e ferrovie e, soprattutto, intrecciando quei rapporti di collaborazione economica, politica e militare con gli Stati Uniti che durano ancora oggi.

Malgrado questa ondata di riforme la monarchia rimaneva ancorata ad un regime dispotico, lo sviluppo dell’istruzione favoriva intanto l’emergere di una élite intellettuale che mal sopportava l’emarginazione, finché si arrivò al 1932, quando un colpo di stato abolì la monarchia assolta e impose al re una costituzione e un parlamento.
Pridi Phanomyong, ispiratore del movimento, venne però esautorato dai militari, che lo consideravano troppo di sinistra. Solo più tardi nel1944, egli riuscì a ritornare al potere, raccogliendo i frutti della sua resistenza contro i giapponesi durante la guerra.

Preoccupata dalla presenza delle potenze coloniali che accerchiavano il paese, la Thailandia si era orientata verso un nazionalismo militarista che tendeva a rafforzare le sue affinità con il Giappone.
Questa tendenza era stimolata in particolare da Pibul Songgram che dovette in un primo tempo ritirarsi, in seguito alla disfatta dei giapponesi, ma riprese il potere nel 1947, dopo il misterioso assassinio del re Ananda Mahidol, fratello maggiore del re attuale.
Fra gli anni 1932 e il 1958 si succeddettero ben sette colpi di stato e sei costituzioni, che non fecero che rafforzare l’oligarchia militare al potere. Nel 1963 divenne primo ministro il maresciallo Thanom Kittikachorn: il suo dispotismo contribuì ad alimentare la crescita dell’opposizione interna, che culminerà poi nella rivolta degli studenti dell’ottobre 1973.

Alle prese con una situazione economica difficile, dovuta in gran parte al disimpegno americano nel Sud Est Asiatico, minacciato da un’opposizione sempre più combattiva e organizzata, il primo ministro aveva troncato ogni illusione di democrazia con un ennesimo colpo di stato, nel novembre del 1971. L’anno successivo gli studenti iniziarono ad organizzarsi e a manifestare il loro malcontento. Si registrano anche molte manifestazioni di violenza antigiapponese (i giapponesi sono accusati di rovinare l’economia tailandese).
Sostenuto da alcune personalità progressiste, il movimento studentesco reclamava una nuova costituzione.

Il Re tentò una mediazione, ma il 14 ottobre 1973 si arrivò allo scontro aperto: i militari lanciarono autoblindo ed elicotteri contro i cortei dei manifestanti. Vi furono oltre 350 morti e un migliaio di feriti.
Nell’ottobre 1974 una nuova costituzione venne proclamata dall’effimero governo civile presieduto dal professor Sanya Dharmasakti.
Dopo i disordini del 1974 (scioperi, manifestazioni di contadini, dimostrazioni antigiapponesi, cruente sommosse a Bangkok) l’anno 1975 offre una breve tregua agli storiografi dei colpi di stato.
E’ in questo periodo che i B52 evacuano il territorio tailandese (l’ultimo soldato americano abbandonerà le delizie di Patpong il 20 luglio 1976) e il governo di Kukrit Pramot scambia ambasciatori con Pechino, in virtù della nuova “diplomazia del bambù”.

Ma il paese non migliora certo le sue condizioni, perché un nuovo colpo di stato, intervenuto nell’ottobre 1976, porta alla soppressione del diritto di sciopero e ad una drastica censura su editoria e stampa, nonché ad una nuova costituzione (la decima dal 1932) composta di soli 29 articoli (contro i 200 della costituzione del 1974).
Un anno dopo il potere cambiò mano un’altra volta, ma il nuovo governo fallì e dette le dimissioni.
Il generale Prem Tinsulanond s’incaricò di guidare un governo di coalizione e nell’aprile 1981 riuscì a sventare, grazie anche all’appoggio del re, un ennesimo colpo di stato rimpastando il governo.
In questa democrazia, malata e sempre beffata, si traduce il profondo disagio della vita economica e sociale tailandese, aggravato dallo stato di guerra presso le sue frontiere. L’equilibrio auspicato nella diplomazia de bambù si rivela un esercizio pericoloso, nel contesto delle alleanze Washington-Pechino e Hanoi-Mosca.

In ogni caso, qualunque sia la capacità e la buona volontà delle forze al potere, i “cinque gravi pericoli rimangono come un dono avvelenato che ogni governo passa al successivo: ” La guerriglia comunista, la corruzione, la povertà, la criminalità e le fazioni sovversive”.
Mentre la dinastia Chakri è tuttora al potere con Rama IX, S.M. Bhumibol Adulyadej, negli anni più recenti, la Thailandia è stata teatro di numerosi colpi di stato da parte di giunte militari fino all’ultimo del 29 febbraio 1991.
A seguito di sanguinose rivolte popolari, la democrazia venne ristabilita nel 1992 e negli anni seguenti vennero indette libere elezioni fino alle ultime del 1997, resesi necessarie in seguito alla caduta del governo travolto dalla crisi delle economie asiatiche.
Attualmente la Thailandia è politicamente una monarchia costituzionale; i militari, pur mantenendo una posizione privilegiata, sono stati affiancati da politici eletti democraticamente ed, al momento, la situazione sociale e politica non presenta conflitti o pericoli eversivi.

POPOLAZIONE

Circa il 75% della popolazione è di etnia Thai suddivisi in quattro gruppi che, approssimativamente, fanno riferimento alle quattro macro-aree citate precedentemente. La differenza sostanziale tra questi quattro gruppi è costituita dal dialetto che comunque viene parlato comunemente solo nei piccoli centri e, soprattutto, nelle conversazioni di carattere privato. Un altro 11% della popolazione è costituito dai Cinesi o Cino-Thailandesi.

Diversamente di quanto accade in altri Paesi dell’Indocina, in Thailandia il legame tra la popolazione autoctona ed i Cinesi è un forte e consolidato nel tempo, probabilmente anche a causa delle affinità religiose che sono simili in entrambi le etnie.

La religione ufficiale, infatti, è il Buddhismo Theravada, professato da circa il 92% della popolazione, anche se la grande tolleranza religiosa dei Thai permette la pacifica convivenza di altre fedi come il cristianesimo o l’islamismo. Una delle minoranze principali, infatti, è costituita dai Malesi e dai Chao Zeh o “Zingari del Mare”. Entrambe queste etnie sono localizzabili nel sud peninsulare e sono prettamente di religione musulmana.

Occorre, purtroppo, notare che, in alcune località al confine con la Malesia (Yala), la minoranza musulmana conduce tuttora attività separatiste anche violente.

Generalmente, pressochè in tutto il paese, la popolazione è estremamente gentile e disponibile verso il turista, a patto che questi rispetti gli usi ed i costumi locali.

Spesso sono completamente privi di quella “aggressività” che lo stress quotidiano produce in noi occidentali, tanto che il loro comportamento potrebbe indurre a sottovalutare anche un eventuale pericolo, così come potrebbe dare luogo a curiosi equivoci.

In uno dei miei primi viaggi in Thailandia mi sono ritrovato, quasi all’ora di cena, a passeggiare lungo le banchine del porto commerciale di Songkhla; stavo riprendendo con la videocamera l’attività a bordo di alcuni tipici pescherecci quando, attraverso il mirino, vedi un marinaio che, dopo avermi osservato per qualche istante, si diresse verso di me.

Immediatamente pensai di averlo irritato avendolo ripreso senza un consenso preventivo e cercai nel mio scarno vocabolario thai i termini più adatti a chiedere scusa per il mio comportamento.

Immaginatevi il mio stupore quando l’uomo, invece che inveire, mi invitò a bordo, “visto che ero l’unico farang in zona”, per condividere la loro semplice e frugale cena.

Cosa estremamente importante è trattare la popolazione con il rispetto dovuto, malgrado alcuni di noi occidentali la pensino diversamente, la Thailandia non è “terzo mondo”, e soprattutto osservare alcune semplici regole tra cui le più importanti sono:

  • contraccambiare la gentilezza con il sorriso
  • non gesticolare
  • non indicare una persona con la mano
  • non toccare nessuno sulla testa o sui capelli
  • portare rispetto alle immagini di Buddha e del Re
  • portare rispetto ai monaci (le donne non possono toccarli per nessun motivo)
  • togliersi le scarpe prima di entrare in un tempio o in una casa Thai
  • utilizzare un abbigliamento sobrio nei templi e negli uffici
  • ricordarsi che nella tradizione Thai, al contrario della testa, i piedi sono considerati “impuri” e pertanto non vanno mai messi in mostra eccessivamente .

CONSIGLI DI CARATTERE DOGANALE

Apparecchiature Foto-Video ed Elettroniche

Nel caso che il viaggiatore si rechi all’estero con apparecchiature fotografiche, videocamere, personal computers di elevato valore è opportuno che porti con sé idonea documentazione (es. la ricevuta di acquisto o il certificato di garanzia delle apparecchiature o la bolletta doganale d’importazione) in modo da poter dimostrare, in caso di controllo al momento del rientro, che i beni sono stati regolarmente acquistati o importati in Italia. In mancanza di tali documenti è consigliabile, al momento della partenza, recarsi presso gli uffici doganali dei porti o degli aeroporti per fare una dichiarazione di possesso da esibire al rientro in Italia.

Pellicce ed articoli in pelle di animali protetti

Il viaggiatore, prima di uscire dal territorio nazionale, è tenuto a presentarsi presso un ufficio del Corpo Forestale dello Stato, che rilascerà un certificato di temporanea esportazione.

Armi da Caccia (inclusi i fucili subacquei)

È necessario procurarsi, un permesso di temporanea esportazione rilasciato dalla Questura, da esibire all’ufficio di Polizia di Frontiera all’atto del rientro nello Stato.

I Controlli dei bagagli nei viaggi aerei

Le formalità di sdoganamento del bagaglio variano a seconda che questo sia registrato o portato a mano.

In Partenza

I controlli e le formalità doganali sono effettuati nel paese di partenza anche quando l’aereo effettua uno scalo in un Paese comunitario prima di proseguire per la sua destinazione non comunitaria. Nel caso vi sia trasbordo su altro aeromobile prima dell’uscita dalla U.E., il controllo del bagaglio a mano viene effettuato presso l’aeroporto di transito.

In Arrivo

I controlli doganali sono svolti nel paese comunitario di arrivo. Nel caso i viaggiatori debbano proseguire con un volo intracomunitario cambiando aereo, i controlli sui bagagli registrati sono effettuati all’aeroporto di arrivo di quest’ultimo volo, mentre quelli sui bagagli a mano sono effettuati nel primo aeroporto comunitario di arrivo, dove avviene anche lo sdoganamento degli oggetti acquistati per il valore eccedente la franchigia.

DOCUMENTI IMPORTANTI

In questa sezione del sito ci permettiamo di ricordarvi, se mai ce ne fosse bisogno, i documenti essenziali per effettuare il vostro viaggio in piena tranquillità. Normalmente tutti questi documenti devono essere custoditi gelosamente, soprattutto durante gli spostamenti. Teneteli sempre nel vostro bagaglio a mano e per nessuna ragione lasciateli nel bagaglio al seguito.

Passaporto

Ricordate che, quando sarete all’estero, il vostro documento più importante è il passaporto. Senza di esso tutto diventerà piu’ difficile ed a volte irrisolvibile, per cui non lasciatelo mai incustodito o in posti non sicuri, riponetelo nella eventuale cassaforte dell’albergo insieme ai biglietti dell’aereo ed ai valori. Portatelo con voi solo per le effettive necessità (cambio di T.C., acquisto biglietti aerei internazionali, anticipi e/o cambio di valuta presso alcune banche, uscite temporanee dai valichi di frontiera).

Non lasciatelo mai a qualcun’altro specialmente se non siete sicuri dell’onestà di questa persona (noleggiatori di auto, moto, barche, ecc.).
Per tutti questi motivi è consigliabile portare con se la Carta di Identità, documento legalmente inutile all’estero, che in molti luoghi ed occasioni può venire accettata in luogo del passaporto.
A scanso di problemi, prima della partenza, fatene una fotocopia completa; in caso di smarrimento o furto, la pratica per l’ottenimento di un documento provvisorio sarà molto più semplice.

Patente di guida

Ufficialmente in Thailandia è richiesta la Patente di Guida Internazionale, ma, se si esclude qualche zelante impiegato dei grossi centri di autonoleggio (Avis, Hertz), nessuno si prenderà la briga di controllarla. Anche nel caso in cui incappiate in un posto di blocco, assai difficilmente vi verrà contestata la irregolarità del vostro documento.
Ovviamente, se nel vostro programma sono incluse lunghe percorrenze alla guida di un veicolo, conviene mettersi in regola, mentre se pensate di limitarvi a piccoli e sporadici spostamenti all’interno della località turistica dove soggiornerete potrete anche farne a meno, seppur consapevoli dell’irregolarità della vostra posizione.
Per ottenere il “Permesso Internazionale di Guida” occorre, prima della partenza, presentare domanda all’Ufficio Provinciale della Motorizzazione Civile, con la seguente documentazione:

  • mod. MC 746, compilato in tutte le sue parti (si ritira presso gli sportelli Motorizzazione)
  • attestazione di versamento di lire 20.000 sul c/c postale n. 4028 (idem c. s.)
  • attestazione di versamento di lire 10.000 sul c/c postale n. 9001 (idem c. s.)
  • 2 fotografie, di cui una autenticata in bollo (trattenuta dall’Ufficio)
  • patente di guida in corso di validità e regolarmente bollata, più una fotocopia della stessa (la patente originale è solo in visione; agli atti viene trattenuta la fotocopia)
    Il permesso internazionale ha valità massima di un anno, e comunque non superiore a quella della patente italiana. All’atto del ritiro, portare una marca da bollo da lire 20.000, che sarà applicata ed annullata sul permesso.
    Il tempo occorrente per la pratica può andare da 1 a 15 giorni.

Visto

I cittadini di molte nazioni occidentali, tra cui l’Italia, possono soggiornare in Thailandia senza visto e/o spese per una permanenza fino a 30 giorni. Questo tipo di visto può essere esteso in Thailandia, per un periodo massimo di 1 settimana ed al prezzo di 500 bath, presso gli uffici della Immigration Authority of Thailand a discrezione dell’ufficiale preposto.
E’ anche possibile uscire, anche per poche ore dal territorio Thailandese, e quindi rientrare ottenendo ulteriori 30 giorni di permesso; è possibile effettuare questa procedura per un numero illimitato di volte.
In alternativa alla precedente soluzione, il turista italiano può richiedere all’Ambasciata Thailandese di Roma (tel. 06-86204381) o al Consolato Generale di Milano un “tourist visa” valido 60 giorni e del costo di circa 20 euro.

Questo tipo di visto può essere esteso per ulteriori 30 giorni presso gli uffici della Immigration Authority of Thailand; il costo dell’estensione è di 500 bath e viene ammessa una sola estensione.
Un’altro tipo di visto è il “non immigrant visa” che va richiesto all’Ambasciata Thailandese di Roma e costa circa 25 euro.
Questo tipo di visto deve essere giustificato; visita a famigliari o amici, viaggio di lavoro, viaggio di studio sono considerate buone ragioni per il rilascio di questo tipo di visto.

I titolari di questo visto possono entrare ed uscire dalla Thailandia a loro piacimento, ma almeno una volta ogni 90 giorni.
Le estensioni del visto “non immigrant” sono effettuate a completa discrezione della Immigration Authority con particolare riferimento al motivo, alla documentazione ed all’aspetto del richiedente. Il costo per ogni estensione è di 500 bath. Per alcune particolari categorie di lavoratori, uomini d’affari e pensionati è possibile estendere la durata del visto per un intero anno.

Documenti doganali e di immigrazione

Durante le ultime ore del vostro viaggio aereo di andata, vi verranno consegnati, dal personale di bordo, due foglietti: uno è il Customer Declaration Form e riguarda l’importazione di merci soggette a vincoli doganali, veterinari o fitopatologici; normalmente ci si limita a barrare la casella verde “nothing to declare”, a consegnarlo al funzionario preposto all’uscita della sala arrivi del Don Muang, l’aeroporto di Bangkok, ed a seguire il percorso di uscita contraddistinto da una linea verde, mentre quello con la linea rossa porta direttamente nell’ufficio della dogana.

Il secondo modulo, molto più importante, consiste in una vostra dichiarazione in merito al vostro soggiorno, in esso vi si chiede con quale aereo arrivate e con quale intendete ripartire, la vostra destinazione in Thailandia, lo scopo del viaggio, se viaggiate in gruppo o da solo, oltre naturalmente alle vostre più complete generalità. Il modulo si divide in due parti, una relativa all’arrivo (Arrival Card) ed una relativa alla partenza (Leaving Card).

La parte relativa all’arrivo verrà staccata a cura del funzionario incaricato del controllo passaporti dei passeggeri in arrivo, mentre l’altra verrà spillata al passaporto e verrà ritirata al momento della vostra uscita dal Paese.
Prestate ben attenzione a non smarrire la parte che vi viene lasciata al fine di non incorrere in problemi ed estenuanti discussioni al momento della vostra partenza.

MEDICINALI E VACCINAZIONI

Nella Thailandia turistica e nei maggiori centri non vi sarà difficile trovare qualcuno che, nel malaugurato caso di malanni vari o piccoli contrattempi, vi possa trarre fuori dai guai.
Farmacie e “clinics” (l’equivalente dei nostri ambulatori medici) sono abbastanza diffuse e, soprattutto per quanto riguarda le seconde, il personale parla un inglese comprensibile. Per i problemi più gravi, cioè per quelli che richiedono una struttura specializzata, sappiate che in Thailandia gli ospedali, sia statali che privati, sono particolarmente efficienti e ben distribuiti su tutto il territorio nazionale, anche nei centri minori e rurali.

Come in America, sono quasi tutte strutture business oriented e quindi a pagamento. Per contro il livello di preparazione e di assistenza è molto elevato; tutti i medici e buona parte del personale infermieristico parlano diverse lingue, tra cui l’inglese; la professionalità, competenza ed efficienza del personale è ai massimi livelli, l’ammalato è soprattutto un “cliente” e quindi ha il diritto ad essere trattato con tutti i riguardi.
Le infrastrutture e le attrezzature sono per lo più nuove o di recente costruzione e mantenute costantemente in perfetta efficienza. Poiché vige la regola che un ospedale scarso chiude presto i battenti e che il personale svogliato viene presto licenziato, la situazione risulta ben diversa, in senso migliorativo, da quella a cui siamo abituati a casa nostra.

Quindi tutto si paga e in alcuni ospedali viene messa nel conto anche la quota di energia elettrica, per cui potrebbe essere conveniente stipulare preventivamente una assicurazione che copra le eventuali spese medico-sanitarie. Sovente è possibile stipulare contratti d’assicurazione di questo tipo direttamente presso l’agenzia di viaggi dove avete acquistato i biglietti e, in alcuni tour selezionati, è talvolta inclusa nel pacchetto.
Ad ogni modo, le eventuali spese mediche per piccoli problemi sono sempre di importo molto limitato, in quanto le prestazioni più onerose riguardano esclusivamente le spese di degenza.

A puro titolo di esempio riportiamo qualche tariffa rilevata sul posto: 500 Bath per una visita medico-oftalmica e relative medicine in ambulatorio privato, 1000 Bath per una visita otorino-laringoiatrica e relativa cura presso un moderno ospedale privato, 150 Bath per un esame del sangue presso il centro prelievi di un piccolo ospedale del Nord, 5.000 Bath per un piccolo intervento con degenza di pochi giorni in una grande struttura provinciale, 500 Bath per una otturazione dentistica presso un moderno studio privato.

Qualche problema potrebbe sussistere al momento dell’acquisto di medicinali in farmacia, certamente non per la mancanza di medicinali, quanto perché spesso tutti i nomi delle varie specialità sono stati tradotti in thailandese e non sempre coincidono con quelli a cui siamo abituati; il nostro consiglio è quindi quello di portarsi dall’Italia una piccola “farmacia da viaggio”, facendo comunque molta attenzione a non eccedere nelle quantità e, soprattutto, a non includere medicinali che per la loro natura non possono essere importati nel Paese (metadone, psicofarmaci, farmaci a base di droghe, ecc.).

Farmacia da viaggio

  • antipiretici (Tachipirina)
  • antidolorifici (Moment, Aleve, Cibalgina, Novalgina)
  • antispastici (Buscopan)
  • antiemetici (Xamamina, Plasil)
  • antibiotici a largo spettro (Rovamicina)
  • farmaci per malattie da raffreddamento (Aspirina, Vivin-C, Zerinol)
  • disinfettanti intestinali (Bimixin, Imodium)
  • protettori della flora batterica (Bioflorin)
  • disinfettanti per uso topico generici liquidi ed in salviette
  • disinfettanti per alimenti (Amuchina)
  • pomata cortisonica (Gentalyn Beta)
  • pomata per punture da insetti (Fargan)
  • pomata per traumi
  • collirio
  • repellenti per insetti (Autan crema o stick)
  • cerotti, bende, forbicine, salviette detergenti

Profilassi e vaccinazioni

Per i viaggiatori europei che si recano in Thailandia non è richiesta alcuna vaccinazione preventiva.
Per quanto riguarda la profilassi antimalarica, visti anche i rilevanti effetti collaterali e la scarsa protezione offerta dai medicinali reperibili in Italia, la sconsigliamo a meno che il vostro obbiettivo non sia quello di praticare trekking estremo durante la stagione delle piogge monsoniche in aree remote del paese (confini con la Birmania e con la Cambogia).
Un minimo di accortezza, un po’ di Autan e, al limite, una buona zanzariera vi proteggeranno benissimo.
Anche le altre profilassi sono di dubbia utilità.
La profilassi antitifica risulta utile solo se si debbono frequentare zone endemiche e dove l’acqua può costituire un problema, ma ormai in Thailandia l’acqua erogata dagli acquedotti è da considerarsi sicura e, comunque, ovunque per dissetarsi si consuma solamente acqua confezionata. Anche il ghiaccio non presenta problemi in quanto realizzato in maniera industriale utilizzando acqua depurata.
Le profilassi antiepatite possono, e devono, essere rimpiazzate dal buon senso. E’ molto importante tenere a mente che il Thailandia, sebbene la situazione stia rapidamente migliorando, la percentuale di persone affette da HIV/AIDS è molto elevata e quindi è richiesta particolare attenzione e prudenza.

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